La differenziazione dei rifiuti è molto importante perché consente di recuperare materiali che diventano materie prime secondarie. Un po’ come quando si fa un maglione con la lana recuperata, si possono fare nuove bottiglie con il vetro e maglioni di pile con il pet.

Nondimeno vi sono alcuni problemi da superare: uno è il costo. Non si capisce come mai facendo a casa il lavoro di differenziazione producendo così un semilavorato migliore per la riqualificazione i costi lievitino. Certo, la raccolta casa per casa ha un costo; la raccolta con mezzi piccoli di tutti i bidoncini della spazzatura ha un costo, ma, se il costo globale per il cittadino è superiore a quello che aveva prima, c’è qualcosa che non va e c’è bisogno che qualcuno mi dia delle spiegazioni.

Piuttosto che una esasperata parcellizzazione della raccolta, avrei pensato ad un frazionamento della raccolta del vetro nei diversi colori tipici (verde, bianco e marrone) perché la mistura obbliga alla produzione di un prodotto di scarso interesse, e all’unione della raccolta della plastica con quella dei metalli in quanto è relativamente facile separarli successivamente in modo automatico.

Un secondo problema è l’informazione. E’ vero che i Comuni distribuiscono vademecum che forniscono indicazioni su che cosa mettere in un bidone e che cosa mettere nell’altro, ma l’identificazione del materiale da differenziare non è sempre facilissima, almeno per me.

Ci sono i disegnini, mi direte, ma io preferirei che sulle confezioni, invece di inutili indicazioni su come fare un’ottima pietanza, per esempio, vi fossero le indicazioni su come l’imballo debba essere smaltito. Indicazioni semplici, in italiano (e magari anche in tedesco, francese, inglese, spagnolo, greco, arabo e cinese) che siano inequivocabili. “Questo deve essere messo nel bidone della carta”: lo capiscono tutti.

Un’altra difficoltà deriva dal lessico. L’uso della parola “indifferenziata” per il pattume da essa identificato induce in errore. La parola giusta da usare, a mio modesto parere, dovrebbe essere indifferenziabile.

Identificare un bidone con la dicitura “indifferenziata” induce a pensare che, se non hai voglia di differenziare, butti tutto lì, senza distinzione, in modo indifferenziato, appunto. Se, invece, sei un fondamentalista dell’ecologico, allora ti ingegni a mettere una cosa di qua e una di là, facendo anche un po’ la figura dello scemo.

No, invece! Nel bidone della spazzatura “indifferenziabile” ci deve andare solo ciò che non appartiene a nessuna categoria riutilizzabile. Un chiarimento che raramente (mai) ho sentito fare.

A questo punto i bidoni che abbiamo ora andrebbero benissimo e la differenziazione procederebbe spedita.

Mi viene il dubbio che lo scopo non sia quello di differenziare ma quello di produrre lavoro per le aziende, e quindi redistribuzione del reddito, creando la necessità di nuovi bidoni per la raccolta, di un maggior numero di mezzi d’opera, di netturbini, ecc. Allora tutto ciò avrebbe un senso per l’impatto sociale, e sarebbe maggiormente accettabile… in un mondo perfetto scevro dalle mafie dei rifiuti.

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