Essere conservatori non significa necessariamente mantenere immutata ogni cosa. Per me, e sottolineo per me, ad esempio, la religione profondamente cristiana è uno dei massimi esempi di dinamismo. Il fatto di basarsi sull’ unico comandamento (che poi sono due), che dice di amare Dio con tutta la propria anima e con tutte le proprie forze, e il prossimo nostro come amiamo noi stessi, rende ogni altro precetto “teoricamente inutile”. Un messaggio di una forza e di una modernità inaudite.
Ogni “precetto”, ogni “tradizione”, inchioda Dio ad una croce dalla quale è già sceso, non è il caso di tentare di mettercelo nuovamente. Essere uguali a se stessi per sempre tradisce lo spirito cristiano.
Ciò non toglie che vi siano “tradizioni” da conservare e da far evolvere dando loro attualità in un momento nel quale il “rumore” mediatico ci allontana da una intimità e da una interiorità che sono invece necessari per la spiritualità.
Oggi mi soffermo su una: la Processione.
E’ un momento pubblico nel quale si professa la propria fede ma, nel contempo, un momento di silenzio interiore e di preghiera, anche se c’è “la banda”, anche se appare totalmente il contrario.
Dato che Isola del Cantone è grande da percorrere a piedi, non la si può raggiungere tutta in una sera però penso che le processioni non debbano rimanere limitate a “Campolungo” ma, almeno periodicamente, raggiungere, per esempio, anche il “Cantone”, al di là del fiume.
Con l’eliminazione del passaggio a livello il Cantone è rimasto isolato dalle espressioni di fede. Vi sono ottime ragioni: è difficile arrivarci, forse ci abitano poche persone (ma non sono così sicuro), si deve passare sotto la ferrovia, ecc.
Ma nel Cantone non vi sono figli di un Dio minore, vi sono anime che hanno il diritto di essere raggiunte “come si faceva una volta”.
Qui nasce l’innovazione nella conservazione. L’innovazione sta nell’individuare un nuovo percorso per raggiungere questa parte del paese che tanto amiamo, facendo anche un passo in più per tornare a darle vita; la conservazione consiste nel ripristinare una presenza chè vi è sempre stata. Un po’ per uno, in spirito di condivisione.
Le mie sono parole di una persona tendenzialmente aconfessionale e per di più “foresta”, con tutti i risvolti che ciò ha già implicato e implicherà, ma ciò non significa priva di interiorità e certamente non atea ma anzi, sempre in una condizione di “ricerca”. In questo caso la “ricerca” è volta a tornare a dare un futuro alle cose che avevamo nel passato, che sono importanti, che non si devono perdere e che, a mio modestissimo parere, non devono andare perdute.
Come facciamo a portare la processione nel Cantone?