C’è stato un caso nel quale abbiamo fotografato in modo diverso. Alcuni amici non avevano la macchina fotografica e abbiamo pensato ad un “lavoro di gruppo”, uno vero, non come qualche vota si fa a scuola dove uno lavora e tutti gli altri godono dei frutti del suo lavoro come parassiti. Abbiamo allestito una sala di posa di fortuna e abbiamo giocato tutti insieme con ruoli ben definiti: il soggetto, il tecnico delle luci, l’assistente, il fotografo e il reporter. E’ stato divertente ed educativo, almeno per me: una esperienza da ripetere!

Piccoli appunti operativi

Gli obiettivi da ritratto (espressi in termini di pellicola 24×36) sono tendenzialmente i medio-tele, diciamo dal 70 mm al 135 mm. Non è una regola ferrea, come tutte le regole è fatta per essere trasgredita: si può fare un ottimo ritratto usando un grandangolo, anche spinto, oppure un supertele.

Quello che conta veramente è l’intensità del soggetto, è quanto ti trasmette la foto finale.

Certamente posizionare gli occhi sulla linea che individua la sezione aurea della fotografia aiuta a produrre una immagine equilibrata e a focalizzare l’attenzione sul soggetto, ma non garantisce la realizzazione di una bella foto.

Allo stesso modo si suggerisce di far sì che il soggetto sia rivolto a sinistra del fotografo perché fa sì che lo sguardo di chi guarda la foto rimanga all’interno dello spazio da essa delimitato e non fugga verso l’esterno.

Chissà se vale anche per gli arabi che scrivono da destra a sinistra o per i cinesi che scrivono in verticale?

Una cosa della quale non si deve aver paura è di tagliare la parte alta della testa, a parte il cervello non c’è nulla di veramente importante lì, a meno che non si stia fotografando specificatamente una acconciatura o, comunque non la si voglia mettere in risalto.

Fotografando la figura intera, allarme! Dove si mettono le mani gli uomini? Questo è un bel problema perché, tendenzialmente, noi ometti ci mettiamo in posa come se fossimo in barriera su un calcio di punizione di Roberto Carlos: ci proteggiamo. Ci vuole un punto di appoggio o qualcosa da tenere in mano in modo naturale.

Di più, e questo vale per tutti, anche nella posa a mezzobusto, si deve stare attenti all’inclinazione della testa che non deve essere ritta ma inclinata in modo da bilanciare la posizione delle spalle e non far sembrare il soggetto Igor, il gobbo del film di Frankenstein Junior. L’inclinazione della testa ammorbidisce l’immagine, la rende più equilibrata ed elimina la deformità.

Idem modo il bilanciamento del peso del soggetto sulle gambe cambia la dinamica della foto per cui, tendenzialmente, il peso deve essere spostato su una delle due gambe.

Fondamentale è ovviamente anche l’inclinazione del volto e del punto di ripresa che può far emergere o far scomparire quelle che alcune persone considerano come imperfezioni: il naso, la dimensione degli occhi o delle orecchie, ecc.

Non dimentichiamo mai di mettere a fuoco gli occhi. Mentre si può sopportare che la punta del naso possa essere un po’ fuori fuoco, gli occhi no: devono essere perfettamente a fuoco.

Casomai useremo dei filtri soft per ammorbidire l’immagine, vuoi in ripresa, vuoi in post produzione: degradare un’immagine è sempre possibile, migliorarne la qualità è un’impresa.

Attenzione allo sfondo: attenzione ai pali che escono dalla testa o dalle orecchie; attenzione a tutto quanto disturba la concentrazione sul soggetto; se non è di particolare interesse cercate uno sfondo omogeneo o sfuocatelo. Gli obiettivi da ritratto offrono molte opportunità in tale senso. Lo sfondo fa parte della foto, non trascuriamolo: delle volte uccide la foto.

Uno strumento importante, per tutte le fotografie, che si deve imparare ad utilizzare è… la taglierina.

Taglia via tutto quello che non serve. Senza tagliarti le dita: taglia, taglia e taglia, senza paura. Le foto non devono per forza avere proporzioni standard, dimensioni standard, essere standard. La forza di una immagine viene anche dalla forma, oltre che dal taglio dato in ripresa. Nessuno ci impedisce di scattare foto rettangolari e poi farle diventare quadrate; o scattare foto quadrate e farle diventare un po’ rettangolari. Magari la si rifila un filino, un nonnulla, ma è quel niente che poi fa la differenza.

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